La storia dell’e-learning nella scuola italiana è iniziata concretamente nel 2015, quando è stato istituito il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale): un ambizioso progetto che ha previsto lo stanziamento di oltre 220 milioni fino al 2020. Ormai quattro anni fa, il MIUR (Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca), ha quindi pensato a questo piano per portare la rivoluzione digitale nella scuola italiana, da un punto di vista sia metodologico che culturale.
In base a questo programma è pertanto lecito chiedersi a che punto siamo, cosa è stato fatto finora per l’uso e la diffusione dell’e-learning e come si potrebbero sfruttare al meglio queste potenzialità per creare una vera e propria scuola digitale.
Soltanto il 10% delle scuole italiane ha compiuto un primo reale passo verso la digitalizzazione garantendo l’accesso alla rete. Difatti, la strada verso la trasformazione digitale è ancora molto lunga, nonostante dei piccoli passi.
Può sembrare assurdo quasi all’alba del 2020 che in molte aule scolastiche italiane manchi la connessione a internet, ma la realtà è questa e per tale ragione mancano proprio le basi per l’utilizzo di strumenti digitali per l’apprendimento e per la concretizzazione del PNSD.
Di conseguenza, per ovviare a tali problematiche, in molte scuole – soprattutto del Sud Italia – si sta cercando di rispondere con la filosofia del BYOD (Bring Your Own Device, in italiano portare il proprio dispositivo). In tal modo, in assenza di strumenti e spazi digitali gli studenti possono portare il proprio personale smartphone o tablet per accedere alla rete e ai contenuti didattici interattivi.
Ovviamente le critiche a questa pratica non sono affatto mancate in quanto per alcuni costituisce un passo indietro del MIUR rispetto alle milionarie promesse contenute nel PNSD. Per altri, invece, portare il proprio dispositivo a scuola è un modo per condurre il processo di trasformazione digitale dal basso, a partire dagli studenti. Come si dice in queste situazioni: “A mali estremi, estremi rimedi”.
Cosa si riuscirà a fare in questo anno che manca alla conclusione del Piano Nazionale Scuola Digitale? Ci saranno dei miglioramenti concreti o rimarrà tutto fermo e realizzabile solo sulla carta?
In attesa di queste risposte alunni e docenti continuano ad attendere un reale processo di digitalizzazione delle scuole. Che siano loro la chiave di svolta?
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Gli obiettivi del PNSD
Gli elementi fondamentali della strategia di attuazione del PNSD ideata nel 2015 sono i seguenti:- l’accesso alla rete;
- la creazione di ambienti digitali innovativi;
- la costruzione di un’identità digitale per ogni studente e ogni docente;
- la promozione dell’alfabetizzazione informatica;
- la produzione e condivisione di contenuti digitali;
- la formazione dei docenti e del personale scolastico.
Cosa c’è da fare ancora?
In base a quanto visto, i punti critici per i quali si fa davvero fatica a realizzare i cardini della strategia di digitalizzazione della scuola sono numerosi. I principali riguardano:- l’insufficienza della connessione ad internet a banda larga;
- la mancanza di ambienti e strumenti digitali per l’apprendimento;
- la netta carenza di formazione ai docenti.
Una possibile soluzione
